“Gestioni sane e capaci, delle quali il proprietario non può disinteressarsi. Non c’è spazio per l’improvvisazione”. Queste sono le sfide cui è chiamato a rispondere il settore ricettivo nel prossimo futuro: parola di Roberto Necci, presidente Centro Studi Federalberghi Roma, intervenendo al webinar “Alberghi 2020 fra crisi e nuove opportunità” organizzato da Pregia Associazione. “La gestione dovrà essere in grado di soddisfare non solo la componente aziendale, ma molteplici stakeholder”, prosegue il manager, ben conscio del fatto che “avremo tempi difficili davanti”.
Se è vero che il Covid ha azzerato il valore dei cespiti immobiliari e molti avviamenti, non bisogna incorrere nell’errore di “rincorrere il fatturato – ammonisce Necci -, ma, viceversa, guardare al profitto, posizionando la struttura alberghiera sul segmento che per essa è più redditizio”.
L’offerta ricettiva del nostro Paese è, però, “fatta da uno stock immobiliare obsoleto, sia come immobili che come gestioni”, aggiunge Nadia Crisafulli, operations manager advisory & valuation Patrigest; nel frattempo il Covid ha determinato una maggiore propensione per il turismo di prossimità e il traffico business si è congelato. L’hotel ideale del futuro “sarà anche condizionato – afferma la manager - dallo smart working”. Dunque le strutture dovranno affiancare a un’offerta più tipicamente leisure e di svago la predisposizione ad ospitare questa tipologia di lavoro. Con un vantaggio, puntualizza Crisafulli, il fatto di potere “essere utilizzate anche in bassa stagione”. Pochi alberghi oggi in Italia saprebbero rispondere a queste esigenze e se da un lato quest’aspetto è una difficoltà, al tempo stesso rappresenta un’opportunità.
L'approfondimento a breve su Guida Viaggi settimanale.
Nicoletta Somma
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